Breve analisi di un anno scolastico passato ad approfondire la situazione economica
L'informazione è ciò che supera un'incertezza e risolve un'alternativa, cioè sostituisce il noto all'ignoto, il certo all'incerto.
Ecco quello che servirebbe particolarmente nella situazione
in cui ci troviamo oggi: un po’ di informazione. Eppure, nonostante il
progresso, le nuove tecnologie, le conoscenze della gente su alcuni temi sono
afflitte da dei notevoli deficit informativi.
Soffermiamoci sul dibattito economico. Perché? Semplicemente
perché se prima non si risolve il problema economico, l’inciviltà prende il
sopravvento e tentare di parlare di temi sociali, per quanto importanti essi
possano essere, risulta controproducente e inutile. Ma anche perché in Italia
non c’è stato un vero e proprio dibattito a riguardo, per cui risulta
complicato uscire dai canoni del luogocomunismo.
Cosa ci è stato detto dai mass media? La causa della
situazione attuale è del debito pubblico, cioè il debito dello Stato. Per
riuscire a tornare “sani”, bisogna tagliare.
Falso.
Fino allo shock del 2008, la goccia che fa traboccare il vaso,
i dati dimostrano che il debito pubblico italiano era stazionario, se non tendente al
ribasso. Perché, all'improvviso è avvenuta questa esplosione del debito? Il
problema risiede nel debito estero privato, ovvero quello contratto da famiglie
e imprese. Si è visto come il debito estero di alcuni paesi, detti paesi del
Sud (Italia, Spagna, Grecia..) abbiano subito un eccessivo incremento e, dopo
il sudden stop del 2008 (ovvero il cessare dell’afflusso di capitali dall'estero), famiglie e imprese siano rimaste a corto di liquidità e per non
far fallire le banche e collassare l’economia, lo Stato si è dovuto accollare
questi debiti privati trasformandoli in debito pubblico.
Cosa stava succedendo, fino al 2008? Facciamo un passo
indietro.
(per semplicità, Paesi del Sud: Italia; Paesi del Nord: Germania)
Nel 1999 nasce l’Euro. Che conseguenza ha avuto ciò nell'economia?
Successivamente all'entrata in vigore dell’Euro, si è abolito il tasso di
cambio fra i paesi dell’eurozona (un Euro in Germania ha lo stesso valore in
Italia, cioè uno), e le banche tedesche hanno potuto prestare soldi alle
economie in sviluppo, caratterizzate da alti tassi di interesse, senza il
rischio di svalutazione e hanno potuto contare su un’esportazione di beni e
servizi elevata, grazie al basso costo dei lori beni (la Germania ha applicato
una serie di riforme del lavoro, “Hartz
- minijob”, che hanno contenuto i salari e i prezzi, scongiurando il
peggior nemico tedesco, l’inflazione), entrando quindi in un surplus della
bilancia dei pagamenti.
Dopo il 2008, dopo il sudden stop, cosa è successo?
La Banca centrale (ispirata al modello tedesco
antiinflazionistico) ha imposto politiche di austerità che stanno devastando i paesi
dell’eurozona. L’unico modo per frenare l’inflazione, non potendo agire con le
politiche monetarie, inefficaci senza la
sovranità monetaria, è quello di agire sui salari. Lo Stato ha creato
disoccupazione, costringendo i cittadini a accettare salari più bassi,
imponendo prezzi più bassi ai prodotti
per poter essere venduti, di fatto ostruendo l’inflazione. Senza l’Euro, si
potrebbero applicare le politiche monetarie ritenute più efficaci, in modo da
superare la crisi con meno danni.
La moneta unica, tanto acclamata e lodata dalla classe
politica, rappresentazione di un unione ancor più salda tra i paesi europei che
l’hanno adottata (eppure si sta parlando di paesi che devono essere più
competitivi degli altri, non che devono collaborare), risulta invece essere
elemento di divisione e di totale fallimento. Cosa tra l’altro prevedibile, se
non da tutti, almeno da coloro che l’Euro l’anno approvato e appoggiato, e che
dubito ignorassero “Le teorie delle aree valutarie ottimali” di Robert Mundell
- 1961 (premio Nobel). Cosa diceva quel testo? Ecco un punto fondamentale: per
poter creare una moneta unica dev'esserci tra i paesi, una perfetta mobilità di fattori produttivi, in modo
da poter reggere gli shock esterni.
Lo shock, quello citato sopra del 2008, c’è stato. L’Euro
non ci han protetti da questa crisi, anzi, la rigidità imposta dalla moneta
unica non ha fatto altro che distruggere l’economia dei paesi che si sono
agganciati a una valuta troppo forte. Ciò perché non vi è la mobilità dei
fattori produttivi (lavoro e capitale) all'interno dell’eurozona, in sé
difficile tra nazioni di lingua e culture diverse, anche dal punto di vista
giuridico parecchio differenti.